I Fedeli d’amore

Dopo il martirio dei fratelli del tempio, Geoffroy de Gonneville, riunisce a Spalato in Dalmazia (1318), i cavalieri sfuggiti al massacro. Durante molti anni, prepararono la missione futura dell’ordine secondo piani molto precisi. Geoffroy de Gonneville dichiarò che “l’ordine sarebbe ricomparso tra 600 anni e piu’…”

Durante questo tempo passato in Dalmazia, tre gruppi dovevano garantire i piani occulti dell’ordine. Li nomino’ Gruppo Potere, Gruppo Sapere e Gruppo Saggezza. Da quest’ultimo proviene l’attuale rinascita dell’ordine del tempio. Il Gruppo Potere elesse domicilio a Parigi. La sua azione precisa andava permettere di promuovere la massoneria, ereditiera in parte, dell’ordine del tempio.

Le idee nuove che lancio’ in Europa, permisero di arrivare ad un’oscillazione di societa’ con la rivoluzione francese. Ma non dimentichiamo che la massoneria era ereditiera soltanto per la conoscenza “temporale” dell’ordine del tempio. Il gruppo del Sapere elesse domicilio a Roma. La chiesa tendeva a prendere una via materialistica che si allontanava dai primi tempi del cristianesimo. Il gruppo del sapere, che prese il nome di terzo ordine dell’ordine del tempio, la “Fede Santa”, permise di orientare il papato verso idee religiose più basate sulla spiritualità e sulla tolleranza

Il terzo gruppo e’ quello dei Fedeli d’Amore, «FEDELI D’AMORE»

I Fedeli d’Amore, costituivano il Gruppo della Saggezza , avevano come missione quella di perpetuare le Tradizioni e di formare dei gruppi d’Iniziati. Questa opera poteva permettere, al momento giunto,  di cominciare, inoltre, la rinascita dell’ordine del tempio. Gli altri due gruppi hanno in qualche modo contribuito a preparare il terreno e gli animi.

Il gruppo dei Fedeli d’Amore non e’ ben conosciuto. Attraverso, qualche paragrafo vogliamo provare umilmente, “di accendere la lanterna” dei cercatori, sui sentieri dell’Amore di Dio e dell’Altruismo.

Hanno saputo preservare, attraverso il tempo e fino ad oggi, la famosa Via della Tradizione iniziatica, di modo che la fiamma della Conoscenza possa essere trasmessa. Una delle ulteriori manifestazioni all’Ordine del Tempio medioevale, di questa societa’ segreta, la dobbiamo a Georgio Gemiste Plethon, filosofo greco del XV secolo; il quale ha divulgato la Sagezza Antica in Italia attraverso due delle sue discepoli :BESSARION e Marsile FICIN. Tutti e due furono dei protagonista attivi , per le loro idee, del Rinascimento Italiano. Umanista Bizantino, PLETHON fonda verso il 1450, l’Accademia Platoniana de Firenze. Jean BESSARION, umanista et teologo ugualmente bizantino, fu monaco a Constantinopoli, e vi incontra PLETHON a Mistra, dove strinsero amicizia.

Ordine del_tempio (133) Marcile FICIN, filosofo e traduttore di Platone, diffuse a Firenze, il pensiero del Maestro Gemiste PLETHON. Egli fu iniziato dal poeta Giovanni CAVALCANTI, e divento’ successivamente, alla sua epoca, uno dei cantori dei Fedeli d’Amore, come lo sono stati Dante ALIGHIERI e PETRARCA, un secolo prima. FICIN, era membro anche di una societa’  segreta, d’emanazione diretta dei Fedeli d’Amore.  Fanno parte, fra i propri discepoli: Margherita di NAVARRA e PARACELSO.

La famiglia CAVALCANTI ebbe un ruolo importante nello sviluppo dei Fedeli d’Amore. Fece conoscere, a Firenze, questo movimento ai più grandi spiriti, iniziandoli attraverso un altro Cerchio. Questo movimento era costituito da alcuni membri dell’accademia Platonicana sotto l’egida di Marcile FICIN che ispiro’ dicesi, alcune opere di BOTICELLI. Ai primi tempi del Rinascimento, i loro lavori ebbero degli effetti così come, ancora oggi, si riflettono in tutto il mondo occidentale. All’origine del movimento dei Fedeli d’Amore in Italia (poiché le sue origini sono più vecchie e avrebbero origine dalla Persia), troviamo Cosimo de Medici socio fondatore e Lorenzo il Magnifico.

Del resto, Lorenzo il Magnifico fece iscrivere, sullo stendardo che commando’ all’atelier  di Verrochio, e che rappresenta una giovane donna che intreccia una corona di lauro: “Il tempo ritorna”.

Pico della MIRANDOLA, brillante giovane Kabbalista, raggiunge il gruppo nel 1484. Troviamo, anche, iniziati fra l’alta assemblea: Paliziano il politico, e certamente Michelangelo, pittore scultore.

Altri fedeli d’amore riconosciuti: PETRARCA

Ramon LULLE francescano catalano,

Giordano BRUNO,

Ruggero Bacone, Tommaso d’Aquino, Anselmo Cecco di ASCOLI e tanti altri…

“Solo è Fedele d’Amore, quello che sa che l’amore dimora nello spirito come nel suo regno”. Che la loro memoria ravviva il nostro cuore….”

Un caso particolare, Dante

Dante Alighieri (1265-1321) e’ oggi considerato come il padre della poesia italiana e la sua opera principale “la Divina Commedia” è  considerata all’unanimità come un gioiello della letteratura europea. Quest’opera descrive il viaggio simbolico di Dante attraverso l’inferno, il purgatorio, ed il paradiso sotto la guida di Virgilio, quindi Beatrice e infine San Bernardo. Nei numerosi studi che sono stati dedicati a quest’autore, gli impegni di Dante  sono stati spesso interpretati sotto un profilo politico e l’opera scritta è stata soprattutto studiata per la sua ispirazione poetica. In realta’, “la Divina Commedia” come la maggior parte degli altri lavori di Dante e’ soprattutto un appoggio di meditazione che può essere percepito a gradi multipli e il suo simbolismo riprende molto le nozioni sviluppate dai poeti sufici. In particolare, sono state stabilite numerose corrispondenze con “il libro del viaggio notturno” di Ibn Arabi, scritto un secolo prima, e che mostra la discesa agl’inferi quindi l’ascensione attraverso i vari cieli compiuta dal profeta dell’islam. Fra le similarità tra le due opere, possiamo prendere in considerazione la descrizione dell’inferno e del paradiso o le diverse tappe compiute dai viaggiatori nel corso del loro percorso iniziatico.

Questi legami  sono sufficientemente numerosi e precisi per respingere l’ipotesi di una semplice coincidenza fortuita. Sembra proprio che Dante si sia ispirato alle fonti islamiche per esprimere tali nozioni metafisiche. È infatti possibile che Dante abbia potuto essere a conoscenza delle diverse traduzioni del “Libro della scala” (Kitab Al miraj) che circolarono nel XIII secolo alla corte di Alfonso X il saggio, successivamente in castigliano, in latino ed in francese. Poiché questo libro è costituito dalla testimonianza del profeta Mohammad quando fu condotto dall’arcangelo Gabriel attraverso i cieli, avrebbe forse permesso a Dante di concepire il suo lavoro.

Ma, un’altra ipotesi, sostenuta da René Guénon, prevede un legame del poeta italiano “ad un’organizzazione a carattere segreto chiamata — Fedeli d’Amore di cui sarebbe stato lui stesso uno dei capi”. Questo tipo d’associazione era ispirato da personalità chiamate “Fratelli dei RosaCroce” che erano autorizzati ad insegnare le scienze proprie dell’esoterismo islamico. “Questi formavano un anello della catena che collega l’oriente e l’occidente e stabilivano un contatto permanente con i sufi, contatto simbolizzato dai viaggi in oriente del loro fondatore leggendario Christian Rosenkreuz. „

In conclusione, e’ ormai ovvio che la spiritualità sufica e’ in gran parte rappresentata oggi in occidente, i diversi elementi che abbiamo raccolto qui attestano l’influenza che ha esercitato l’islam sull’occidente cristiano dall’alto medioevo ed in diversi momenti della storia, in particolare grazie alla diffusione della Spagna e della Sicilia allora musulmane.

Quest’influenza ha potuto esercitarsi in particolare tramite rappresentanti del sufismo che hanno avuto delle  relazioni molto profonde con alcune organizzazioni cristiane a che hanno trasmesso molte nozioni fondamentali.

Ainsi, ces relations ont contribué à faire émerger et à vivifier le génie artistique et spirituel de l’Europe occidentale à travers ses principales composantes : corporations de métiers, organisations chevaleresques, poètes de l’Amour courtois ou alchimistes. Elles se situaient à un niveau où s’opère une conjonction spirituelle véritable, très éloignée d’un vulgaire syncrétisme ou d’une assimilation forcée, niveau à partir duquel se manifeste l’Unité reliant toutes les Révélations authentiques, et en particulier les héritières de la Tradition Abrahamique : le Judaïsme, le Christianisme et l’Islam.

Così, queste relazioni hanno contribuito a fare emergere ed a vivificare il genio artistico e spirituale dell’Europa occidentale attraverso le sue principali componenti: corporazioni di mestieri, organizzazioni cavalleresche, poeti dell’amore cortese o alchimisti. Si situavano ad un livello dove si opera una vera congiunzione spirituale, molto distante di un sincretismo volgare o di un’assimilazione forzata, livello a partire dal quale si manifesta l’unità che collega tutte le rivelazioni autentiche, ed in particolare le eredità della tradizione di Abramo: il giudaismo, il cristianesimo e l’islam.

“Chi conosce sé stesso e conosce gli altri saprà riconoscere anche questo: L’oriente e l’occidente sono indissolubilmente  legati” – Goethe.

L’ESOTERISMO DI DANTE E I FEDELI D’AMORE

I fedeli d’amore (fedeli d’amore). sono una confraternita iniziatica medioevale citata da Dante nella Vita Nuova

IL CATARISMO E I «FEDELI D’AMORE»

È uno degli aspetti del catarismo indù, particolarmente nell’aspetto delle evocazioni, che trovano alcune corrispondenze nell’aspetto interno, esoterico, di alcuni movimenti europei medioevali come quelli “dei fedeli d’amore” di cui Dante Alighieri fece parte. E’ di notevole interesse dare una breve descrizione di queste correlazioni.

Il ruolo che svolse la donna nella letteratura dei cavalieri e dei trobadours (giullari, menestrelli), “nei corsi d’amore” e nella schiera dei poeti che furono precisamente chiamati i Fedeli d’Amore e’ ben noto. Ma le storie correnti della letteratura non hanno anche scoperto, a causa dello spirito accademico e profano dei loro autori, l’ esoterismo che presentava una parte di questa materia, e che e’ come l’acqua tra le dita. A nulla e’ servito  che Aroux e Giacomo Rossettti abbiano richiamato l’attenzione sul contenuto nascosto di molte composizioni e sulla loro linguaggio polivalente. In Italia, un lavoro fondamentale come quello di Luigi Valli su  Dante e il linguaggio segreto dei fedeli d’Amore, condotto con un rigore critico ed analitico, ma che si e’ poi disperso negli ambienti ufficiali come se non fosse stato scritto.

Il punto essenziale e’ il seguente: esistono innegabilmente casi dove le donne di cui parlava questa letteratura, che ha esaltato in modo diverso, non sono “sublimazioni”, delle figure allegoriche e delle astrazioni teologiche personificate; qualsiasi sia il loro nome e qualunque sia l’aspetto esterno che presentino, sono soltanto una sola donna, il cui senso e la funzione corrispondono in generale a quelli della çakti, della donna iniziatica o della donna iniziatrice nel tantrismo. La’ dove donne reali sono entrate in gioco, vi sono entrate soltanto nella misura in cui hanno incarnato questa donna concepita come il principio di un’illuminazione (“la saggezza santa”), di una vivificazione  trascendente, o “di una immortalità” del Fedele d’Amore, o che comunque gli hanno servito da sostegno. La corrispondenza si limita tuttavia a ciò che abbiamo chiamato il piano “platonico” o sottile dell’occupazione tantrica della donna. Non appare che si sia andati oltre negli ambienti occidentali in questione, che la donna abbia servito anche al livello del pancatattva tantrico dove ci si sarebbe collegati al proprio corpo, o si sarebbe evocata e destato “la donna assoluta” nel corpo di una donna particolare.

La prima cosa da sottolineare, e’ che negli aspetti più significativi di questa letteratura, dal nostro punto di vista, “l’amore” ha un doppio senso. Il primo è in relazione con l’immortalità, con l’elemento “senza morte”; è quello che esprime esplicitamente Jacques de Baisieux, ad esempio, quando interpreta amor come a-mors, cioe’, esattamente, “senza morte”, in modo che faccia rigorosamente corrispondere l’amore a amrta, “al non morto” (ambrosia) che abbiamo spesso visto ritornare nei testi indù. Il secondo senso si riferisce al trasporto che suscita “la donna” all’uomo, trasporto di cui si considera che ha effetti estatici e che conduce all’esperienza di “senza-morte”, al conseguimento “della salute” (“in salute”, saluto, si puo’ vedere l’equivalente occidentale “della liberazione” indù). Succede, in relazione con il primo senso, che nella letteratura dei fedeli d’amore, l’amore personificato sia rappresentato con caratteristiche “çivaiques”; si separa nettamente e chiaramente dalle immagini dolciastre e stereotipate dei cupido e degli amori.

Questo, anche per Dante. Non soltanto Dante chiama amore, “il siero glorioso” (Vita Nova II, 22), ma ecco le parole che mette sulle labbra: “Ego tamquam centrum circuli, cui simili modo se habent circumferentiae partes; tu non sic” (ibid, I, 12). L’“Amore” possiede dunque in se’ – nei confronti di quello che è soltanto un uomo – “nella centralita’”, rappresenta quello che e’ centrale rispetto a se’, offre i caratteri di stabilità e di immutabilità che sono attribuiti nel tantrismo al principio çivaique per relazione çaktique. Così amore appare ad ogni natura deteriorabile e fuggente come qualcosa che terrorizza, che suscita il timore a causa precisamente della sua centralità e della sua trascendenza. Amore rinvia alla “donna”, offre  la “donna” per l’esperienza iniziatica ma precisamente come qualcosa di pericoloso, come qualcosa che impone quasi la prova della morte poiche’ non si ha scelta che entrare svegliarsi ed essere colpito in modo letale. E’ per questo che amore viene detto: “Fuggi se perire ti preoccupa” (I, 15). “Amore mi apparì improvvisamente, disse Dante (I, 13) e la sua essenza è tale che contemplarla mi riempie d’orrore”. In una visione, Amore si presenta sotto le caratteristiche “di un signore d’aspetto terribile”, che e’ il maestro interiore: “ego dominus tuus”. Nelle sue braccia mi sembrava vedere una persona dormire nuda, semplicemente avvolta, mi sembrò, in un velo leggermente “sanguigno”; ed io seppi… che era la signora del saluto che si era degnata di salutarmi il giorno precedente. E mi sembrava che tenesse in una delle sue mani una cosa che bruciava interamente; e mi sembrò che mi dicesse queste parole: “Vide cor tuum” (Vita Nova, I, 3).

“Il saluto”  della donna, nella letteratura dei Fedeli d’Amore, ha un senso cifrato basato sull’ambiguità dei termini “saluto” e “salute” (1). Chi non spera mai di avere per compagna “la donna”, “Beatrice”, e dice (I, 8), che “non merita la salute”, cioè “che non lo merita il saluto” la liberazione. La donna che “saluta” è la donna che dà il saluto o, per dire meglio, che suscita una crisi ed un’esperienza da cui può scaturire il “saluto”. Cosi’  Dante puo’ parlare degli effetti del “saluto”, che superano spesso le sue forze (I, 12). Ma gia’, infondo, la visione “della donna” agisce in questo senso; vederla è come morire. Dante dice sull’argomento: “ho posto i piedi in questa parte della vita oltre la quale non si puo’ avanzare piu’ se si ha l’intenzione di ritornare” (I, 14). E, piu’ chiaramente ancora (II, 19): Chi è capace di sostenere la sua vista diventerà cosa nobile o morirà e quando trova qualcuno che e’ degno di vederla, questo testimonia il suo valore; E succede che gli concede la salute.

Il tema generale dei Fedeli d’Amore è, come nel catarismo iniziatico, che “amore” e “donna” attivano qualcosa che nell’uomo è riposto o dorme (Cf Vita Nova II, 20-21). È in termini aristotelici, “l’intelletto possibile” (poiché non è dato; è soltanto una possibilità) e, in termini tantrici, l’elemento çivaique, che prima dell’unione con “la donna”,e’  inerte. Destato, si impone a tutto cio’ che e’ umano e samsârique

All’inizio anche di Vita Nova (I, 2) si fa allusione all’esperienza “del contatto”. Dante parla precisamente della comparsa “della gloriosa dama del mio spirito” che “fu nominata Beatrice da molti, che non sapevano nominarla in altro modo” (che non sapevano di che si trattava realmente). Ed è il momento di una trasformazione dell’essere umano: “In questo punto, dico realmente che lo spirito di vita che risiede nella camera molto segreta del cuore (e’ l’Atman, con stessa identificazione che danno Upanishad ma  concepito come principio individuale: jivatman) iniziò a tremare così fortemente che le sue tempie battevano terribilmente e, tremando, disse queste parole: “Ecce Deus fortior me, qui veniens dominabitur mihi“. Si annuncia cosi’ la sveglia del maestro interiore, “del signore dello scettro”. E “lo spirito animale”, che equivale qui al principio vitale, si stupisce e appoggia già la trasfigurazione: Apparuit jam beatitudo vestra. Infine “lo spirito naturale” – che si potrebbe fare corrispondere alla natura samsârique – inizia a piangere, dicendo: “”Heu miser! Quia frequenter impeditus ero deinceps“: vede che gli restano poche possibilità di dirigere ancora l’essere umano nei Fedeli d’Amore. E Dante aggiunge: “Di conseguenza dico che amore fu il padrone della mia anima che divento’ immediatamente il suo sposo”. Inoltre, nel passaggio citato più sù, “la donna” è messa in relazione con “la conoscenza del cuore” come qualcosa che “brucia tutta intera”: centro di un fuoco animatore magico. Tutto ciò dà un senso estremamente profondo al titolo del trattato di Dante : Vita Nova. La donna nuda, addormentata, avvolta soltanto di un velo leggero “sanguigno” potrebbe nascondere anche un’allusione importante. Si potrebbe avvicinarla a quella, racchiusa nel sangue, alla quale chiama il divya tantrico che afferma di non avere bisogno di una donna esterna.

Come quella dei seguaci del catarismo, l’esperienza iniziatica dei Fedeli d’Amore e delle correnti occidentali simili si basa dunque sui seguenti punti:

1) l’amore causa una crisi profonda, desta una potenza che “uccide” quasi il vivo e rende attivo un principio attivo un principio superiore latente nell’uomo;

2) “la donna” genera così un essere nuovo, cosa che incoraggia una gerarchia nuova di tutte le potenze della natura umana; è l’elemento soranaturale çivaique che domina ora;

3) è “la salute” (il saluto) e l’inizio di una nuova esistenza.

In quali situazioni esistenziali reali tutto cio’ ha potuto, in casi diversi, essere realizzato, e’ naturalmente difficile determinarlo. Infondo, un tipo d’evocazione e di contatto sul piano soprasensibile, “sottile”, e’ entrato in gioco, anche se, come e’ stato detto, qualche signora reale puo’ avere rappresentato un punto d’appoggio. Probabilmente, come in alcuni aspetti della pratica tantrica, si sono potute anche causare situazioni dove un desiderio esasperato e reso sottile inibendo ogni aspetto materiale ha finito per consumarsi in un’esperienza superiore (non e’ dunque a torto che si e’parlato “del mistero” dell’amore platonico nel medioevo). Un’altra corrispondenza, carica di significato, merita di essere segnalata. Che ci si ricordi di questo rituale tantrico dove l’uomo, innanzitutto e per un lungo periodo diviso in tre parti, deve passare alcuni notti nella stessa camera della ragazza che ha scelto come çakti e deve dormire con essa senza possederla carnalmente (Cf p.204). Abbiamo creduto di riconoscere la’ il grado preliminare costituito “da un’unione sottile”. Ma, non fra i Fedeli d’Amore ma nella cavalleria che professava il culto “della donna”, la prova ultima del cavaliere, chiamata asag, consisteva nel passare una notte a letto con la donna completamente nuda senza compiere nessun atto carnale, non come una disciplina di castita’ ma per esasperare il desiderio nel cuore e nella mente,come catarsi del desiderio, ritrovando l’amore puro inteso come amore spirituale per ogni essere,nella prospettiva di entrare in contatto con un Ente superiore.

“Che Dante fosse vicino ai Templari, lo fa supporre anche la singolare coincidenza del suo viaggio in Francia fra il 1310 e l’inizio del 1311, proprio quando da ogni parte d’Europa i fratelli del Tempio accorrevano in difesa dell’ordine di fronte ai padri conciliari. E’ Boccaccio che piu’ volte ci parla di questo viaggio, collocandolo quasi all’inizio della vecchiaia di Danre ovvero, è […..]quasi all’inizio del suo quaranteseiesimo anno, cioe’ fra il 1310 e il maggio del 1311. L’Alighieri fu dunque probabilmente testimone diretto della spietata persecuzione del Tempio.”  Tratto dal libro  I Cavalieri del mistero- Templari e fedeli d’amore in toscana”di Renzo Manetti.

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